Terzo giorno, dedicato alla cultura. Dopo una delle solite abbondanti colazioni, ci siamo avviati verso il MOMA. Mentre due di noi si sono messi in fila per i biglietti, gli altri si sono scatenati nello store del museo. Il MOMA è piuttosto grande, un po’ dispersivo, non ci sono percorsi da seguire, ogni tanto ci si perde. Comunque ci sono molte opere importanti da vedere, Magritte, Monet,
Van Gogh (di cui ho rivisto un quadro che mi piace molto, e che era esposto ad Amsterdam ad aprile)
e molti altri, anche il giardino esterno è molto bello. Verso mezzogiorno la gente incomincia ad essere troppa e allora diventa faticoso fermarsi ad ammirare i quadri, per cui siamo usciti e ci siamo avviati verso Central Park, dove arrivava la maratona, infatti ogni tanto incontravamo qualche atleta stremato che si avviava verso casa. Per pranzo siamo andati da Harry Cipriani che è proprio di fronte all’entrata del parco. Dopo pranzo, alcuni di noi hanno voluto immergersi nell’atmosfera della maratona, mentre altri sono ritornati sulla Fifth Avenue per continuare lo shopping, passando anche dal Rockfeller Center, che mi ha un po' delusa, perchè la pista di pattinaggio è piccola, mentre vedendola in diversi films o fotografie ho sempre pensato che fosse enorme.
L'appuntamento per la sera era fissato molto presto, perché ci aspettava il musical a Broadway. Premetto che non amo i musical, ero un po’ recalcitrante, abbiamo scelto Mamma mia!
che perlomeno non era troppo impegnativo, gli Abba bene o male tutti li conoscono, e prima di partire per New York mi ero vista il film, per cui pur non conoscendo molto bene l’inglese, sono riuscita a seguire la storia.
Gli artisti sono molto bravi, lo spettacolo è scivolato via in un attimo, unico neo: eravamo troppo vicino alle casse, e un po’ troppo spostati a sinistra, ma pazienza i posti non si potevano scegliere.
Usciti dal teatro, abbiamo incontrato uno dei protagonisti (per chi conosce la trama, il futuro sposo) e gli abbiamo chiesto se potevamo fare una foto assieme, è stato molto disponibile.
Siamo rimasti in zona Times Square
per la cena e siamo andati al ristorante girevole del Marriot al 48°piano dove ci siamo abbuffati al buffet, godendoci il panorama della città.
Quarto giorno: Museo Guggenheim. La struttura già esternamente è proprio bella,
come al solito siamo arrivati un po’ prima dell’apertura e la coda non era lunga, ma comunque ci sono diverse casse aperte per cui si entra abbastanza velocemente.
Si sale al sesto piano e si scende in questa struttura fatta a spirale, rilassante e piacevolissima,
c’era l’esposizione di Kandinsky, siccome amo i colori forti, mi è piaciuta molto, sono anche ritornata indietro per rivedere due quadri che mi hanno particolarmente colpito
Dopo il museo ci siamo separati per un paio d’ore, per poi ritrovarci per pranzo al ristorante argentino (che avevo individuato su Tripadvisor) nell’ East Village, dove avevo intenzione di recarmi per cercare alcuni vinili, di cui il mio compagno ed io siamo appassionati.
Inutile dire che tutti sono rimasti entusiasti del pranzo, abbiamo mangiato benissimo, come documentato nel mio post, la cucina argentina finora non mi ha mai delusa.
Siccome cinque di noi volevano assistere ad un altro musical, ci siamo nuovamente separati, e la sera il mio capo ed io siamo andati al Crysler, secondo me è l’edificio più bello di New York, che è occupato prevalentemente da uffici, ma ai turisti è concesso entrare nella hall fino al cartello che delimita la zona privata, e poi siamo andati nella vicina Grand Central Station, imponente con i suoi cunicoli e i vari negozi
e dove abbiamo cenato al piano sotterraneo all’Oyster Bar che è il locale più antico della stazione, specialità frutti di mare, e abbiamo mangiato ostriche e aragosta.
Il quinto ed ultimo giorno abbiamo lasciato andare i big boss al Metropolitan e noi donne ci siamo dedicate completamente allo shopping selvaggio, magliette, gadgets di New York, abbigliamento.
Verso le 13.30 ci siamo ritrovate sfinite davanti all’ultimo hamburger, sbranato in pochissimo tempo, in quanto avevamo l’appuntamento in hotel per andare in aeroporto.
Abbiamo deciso, per ringraziare i capi di questo bel regalo, di affittare una limousine per il tragitto verso l’aeroporto. Idea divertentissima, uno di loro sembrava un bambino, toccava tutti i bottoni per la radio, la televisione, il vetro che ci separava dall’autista. Abbiamo un po’ faticato a fare entrare tutte le valigie nel bagagliaio, qualcuna abbiamo dovuto metterla nel sedile vicino all’autista, ma ci siamo stati tutti.
Purtroppo era nera, avrei preferito questa:
E poi via, ultimi controlli in aeroporto e siamo rientrati a casa con volo notturno.
Che dire, esperienza esaltante, due giorni in più non guastavano, consiglio a tutti di recarsi in questa città elettrizzante, (a due settimane di distanza sono ancora un po’ esaltata).
Bye Bye New York!