io non posso parlare ... sei tu la mia voce

venerdì 3 dicembre 2010

Guadalupa, il paradiso


Siccome non sono ancora riuscita a fare un post sul nostro viaggio in Guadalupa, anticipo qualche foto, visto il freddo di questi giorni, voglio tornare un po'  al caldo di questa stupenda isola dei Caraibi.


  




  


Ilêt Caret, Riserva Marina

  




 




 






  


Beaugendre, "la nostra casa"

  








 


Beaugendre, la veranda di Annette e Adrien, i proprietari di casa,  dove facevamo colazione

  






 


   


Brutus, il simpaticissimo cagnolino che tutte le mattine faceva la lotta con il suo gatto preferito

    




Vista da "casa nostra"

 


 






 


colibrì, nel giardino di casa



 






 


frutti di maracuja, sulla veranda

 


 




 


una delle nostre spiagge preferite,Plage de la Grande Anse a Deshaies






 


L'arbre du voyageur, tipico della Guadalupa

 




 




 


Rose de porcelaine

 





 


L'arbre à pain








"... e il naufragar m'è dolce in questo mare"






 

domenica 7 novembre 2010

Guadalupa


Ciao a tutti!

 



Siamo appena rientrati dalla Guadalupa, per cui sono ancora un po' frastornata, posterò più in là un resoconto.

Per il momento questa immagine vale già tutto il viaggio


 

 




giovedì 4 novembre 2010

Marocco 2008


La mia mente torna sempre ad un anno fa, alla preparazione del viaggio, alla ricerca dei luoghi dove soggiornare, a quelli da visitare. E poi finalmente la partenza, quella mattina  del 4 marzo 2008, una pioggia leggera ci ha accompagnati all'aeroporto..siamo atterrati a Marrakech e lì è incominciata l'avventura in un altro mondo: i dromedari al parco giochi,  gli gnomi in motorino, carretti ai bordi della strada, camion stipati all'inverosimile di merce, il paesaggio che cambiava in continuazione, a tratti lunare, con quella terra rossa,  e poi di nuovo campi verdi,  era un’emozione senza fine, mi aspettavo molto da questo viaggio, ma  è stato superiore alle mie aspettative.

 



  


 


Essaouira con le sue vie strette,





 









la skala, le onde dell’oceano (che vedevo per la prima volta),  i negozi con il profumo del legno di tuia, la colazione sulla terrazza del riad, e i gabbiani che si posavano  e prendevano quasi dalle mie mani il pane, e ne chiedevano ancora.





 









 



Sidi Kaouki, la spiaggia deserta, il cane che sonnecchiava nella sabbia,


 


 






La passeggiata con il dromedario, che può sembrare una cosa da turisti, ma guidati da Rachid, che tu già avevi incontrato anni prima, è stata al tempo stesso divertentissima ed emozionante. Mi piacciono i dromedari con quelle zampe che sembrano caramelle gommose che affondano nella sabbia,  le orecchie morbide, il muso buffo. Io che avrei paura di salire su un cavallo, non ho esitato un attimo a montare in sella ad un dromedario.


 


 Essaouira - gita in dromedario


 


 




 




Poi il lungo trasferimento  fino a Irocha, passando da Marrakech e dal passo del Tizi n’Tichka,  una strada tortuosa ma affascinante, con la sosta a Le Coq hardy, il profumo degli aranci in fiore, una taijne e un’omelette berbère. E finalmente la Maisond’hôte Irocha, alla quale si arriva da una stradina sterrata, sembra messa lì a caso, ma tutto ha un suo perché, dalla reception, alle camere spartane, all’hammam e alla piscina,  alla terrazza che dà su quattro case di terra, ma è un paradiso, alle sale da pranzo con la stufa accesa e il calore del padrone di casa Ahmed, che scambia una parola con tutti. La colazione al mattino, servita sulla terrazza, con le baghrir, le marmellate fatte in casa, il pane arabo, e la pace assoluta.





 









Da lì l’escursione ad Ait Benhaddou, che già mi avevo colpito in fotografia su una guida, la maestosità della kasbah.




  


marocco 2008 - Ait Benhaddou

 




Infine l’ultima tappa, Marrakech, con il suo caos, la piazza Djemaa el Fna, dove ti sei fatto coraggiosamente  mettere al collo un serpente per permettermi di fare una foto,





 













i giardini Majorelle,

 









la MedersaBenYoussef,







 









i suk,con i colori e i sapori, dove tutto per i nostri sensi è amplificato, gli acquisti dei souvenirs, le nostre babouches e   le spezie



 






 


 Questo è solo un concentrato di quanto è stato vissuto, non ci sono parole per descrivere bene tutto quanto, solo dentro di noi sappiamo quanto è stato importante questo viaggio, le emozioni che abbiamo,  e quanto ci fa commuovere ogni volta che lo ricordiamo.  So che ogni nostro viaggio sarà una scoperta,  un’emozione  piccola o grande, e spero di farne ancora tanti con te.

venerdì 7 maggio 2010

Nostalgia di Barcellona

Questa  volta siamo partiti a marzo, per festeggiare il mio compleanno, mentre di solito l’abbiamo visitata a settembre-ottobre. L’aria era un po’ fredda, ma per visitare una città va bene.

Tornare a Barcellona per la quarta volta è quasi come tornare a casa. Dopo un po’ ti manca, e non vedi l’ora di girovagare per le sue strade, sentire gli odori, e soprattutto vedere i colori di questa città.

Abbiamo le nostre certezze, come l’albergo



barcellona 2008 002

 in Carrer Argenteria, zona pedonale, dove trovi tutto, dalla torrefazione di caffè con i suoi profumi inebrianti, al bar di tapas, con un bancone dove puoi scegliere i tuoi pintxos preferiti (tapas basche) e alla fine per fare la cuenta ti calcolano gli stuzzicadenti rimasti nel piatto.




sagardi

A pochi metri dall’albergo c’è  la chiesa di Santa Maria del Mar, maestosa con le sue vetrate colorate.


Sul retro, in Carrer Montcada, c’è uno dei più antichi locali di Barcellona, lo Xampanyet, piccolo, ma affascinante, dove ci si può sedere a gustare un po’ di jamon con pan y tomaquet (prosciutto con pane e pomodori), accompagnato da una copa de cava (spumante spagnolo) o di caña (birra) e divertirsi ad osservare il rito dell’aperitivo.



barcelona 2010 014



E poi c’è la Bouqueria, o Mercat de St. Joseph, un mercato coperto situato circa a metà Rambla, dove non sai da che parte guardare, i banchi di frutta fresca, preparata sul posto, i frullati  densi,  i banchi del pesce, o altri particolari dove vendono solo uova o solo banane, e quelli di salumi, che attirano sempre la mia attenzione e dove praticamente faccio shopping. Jamon de Bellota, o Serrano, Chorizo, salame al pepe, alle erbe.



Mi trattengo solo per la paura di superare i 20 kg consentiti per la valigia. Alla Bouqueria, se si ha la fortuna di soggiornare non troppo lontano, ci si può tornare più volte, anche solo per bere i fantastici frullati di frutta che vendono a un euro al bicchiere.





Quest’anno abbiamo visitato la Fondacion Miro, al Montjuïc, dove, per chi è amante di questo artista, ci sono alcune opere che meritano di essere viste.

Un’altra scoperta è stato Palau Güell, che dopo sette anni di restauri è stato riaperto solo parzialmente al pubblico, abbiamo potuto visitare il piano terreno e le scuderie al piano seminterrato, molto belle.



palau guell

Purtroppo il tetto non era accessibile, e i tipici camini di Gaudi’  si potevano ammirare solo dal basso.

Del Palau della Musica Catalana ho già parlato in un altro  post, ma anche quest’anno ci siamo passati davanti per ammirare le sue colonne.



barcelona 2010 024

La Sagrada Familia, Casa Batllo'









 e Casa Milà meritano sempre una visita, anche solo dall’esterno.








Tra le nostre certezze cittadine ci sono naturalmente i ristoranti nei quali siamo tornati negli anni fino a farne diventare alcuni quasi parte integrante del viaggio stesso. I più importanti per noi sono la Cerveceria Catalana per le tapas, il Senyor Parellada dove come ha avuto modo di raccontare Manuel Vasquez Montalban si trova ancora la cucina regionale autentica e che è collocato strategicamente per noi proprio sotto il nostro albergo, il Patagonia, strepitoso ristorante Argentino e la Rosa del Desierto, ristorante Marocchino che ho scelto per la cena del mio compleanno.

In definitiva, Barcellona è una città vivace, che con le sue stravaganti opere ti conquista  e non ti delude mai, tanto che credo proprio che questa non sarà l’ultima volta, anzi ne sono sicura…


sabato 30 gennaio 2010

Parigi

Anche se non mi sento una viaggiatrice, dal 2006 ho incominciato una nuova fase della mia vita in cui sto recuperando  i viaggi non fatti.


Ho già scritto in alcuni interventi che per paura non ho preso l’aereo per 19 lunghi anni, dal 2006 ho ricominciato a prendere l’aereo, senza non poca apprensione. Il primo viaggio è stato a Parigi.


Premetto che c’ero già stata vent’anni prima, ma questo viaggio è stato più importante, perché era il primo con mio marito.


Ricordo ancora l’emozione, mista a paura, quando ho messo piede sull’aereo e quando è decollato, mi ha preso lo stomaco, ogni minimo movimento frenavo con le mani, guardavo le persone se erano tranquille o meno.


Il viaggio è stato breve,  non ho fatto nemmeno in tempo a slacciare la cintura che già dovevamo prepararci all’atterraggio. Da allora ho già preso otto volte l’aereo e sono prenotata per il nono volo.


Dall’aeroporto abbiamo preso un taxi e ci siamo incanalati nel traffico parigino di mezzogiorno, che ci ha portato nel nostro albergo nel XIV. Arrondissement.


Primo obiettivo gli Champs Elysées, siamo andati alla Virgin ad acquistare alcuni cd.. Ero praticamente rapita dall’atmosfera parigina.


Alla sera siamo andati a mangiare in un ristorante argentino in Rue de Montparnasse,  trovato su internet, perché prima di partire selezioniamo vari ristoranti e leggiamo i giudizi degli ospiti.


Il mio primo bife de chorizo è stata una bella scoperta, una carne tenerissima, preceduta da empanadas saltenas. Ci siamo talmente trovati bene, che la terza sera abbiamo fatto il bis in questo ristorante. Il secondo giorno siamo andati al Trocadero, da dove si può ammirare la Tour Eiffel.







lella e fabi al trocadero



 

 


In seguito abbiamo costeggiato la Senna, con le sue affascinanti peniches, passando dal tristemente noto Pont de l’Alma, e abbiamo raggiunto il Musée d’Orsay, dove si possono ammirare molti capolavori di impressionisti.


 



 




 peniche


La sera siamo andati al Quartiere Latino che già normalmente brulica di vita, in quel frangente oltre al fermento abituale, c’era il match dei mondiali di calcio Italia-Stati Uniti. Abbiamo girovagato un po’, poi ci siamo concentrati in una zona molto pittoresca, Cour du commerce de St-André, uno dei posti più affascinanti, oltre al Panthéon e alla Sorbona.


Per la cena abbiamo scelto un ristorante tibetano, la cucina è molto simile a quella cinese.


Il terzo giorno siamo saliti a Montmartre, dove abbiamo fatto colazione nell’atmosfera bohémienne di questo quartiere.

 

montmartre

Successivamente siamo andati a fare shopping culinario da Fauchon, una vera goduria per chi ama il cibo come me, paté, foie gras, madeleines, sancerre (allora si potevano ancora portare i liquidi in aereo) choucrôute, insomma di tutto e di più. Siamo tornati all’albergo molto carichi.



fauchon


Il giorno della partenza avevamo a disposizione tutta la mattina,  ci siamo recati a visitare il Père-Lachaise, il grande cimitero di Parigi dove sono sepolti molti personaggi illustri come Apollinaire, Balzac, Modigliani, Jim Morrison,  Proust, Gioacchino Rossini, Simone Signoret, Michel Petrucciani, Chopin, Oscar Wilde e tanti altri. So che può sembrare macabro, ma non è così. Si può acquistare la mappa nei bar adiacenti alle diverse entrate, e magari cercando un determinato personaggio, si può scoprire un altro che nemmeno si pensava fosse lì. 



tomba di oskar wilde


Siamo ripartiti alla volta di casa nel pomeriggio, sperando di ritornare presto in questa città che è sempre affascinante. Au revoir Paris!